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storie di cinghiali

  • Immagine del redattore: Francesco Cavallaro
    Francesco Cavallaro
  • 22 nov 2018
  • Tempo di lettura: 3 min

tutti devono sapere!

Ottobre del 1745. Parigi.

La giovane Andreina Bourbon, apprezzata pittrice di nature morte, decide di specializzarsi nel ritrarre angurie e cocomeri vari. C'è molta richiesta in tutta Europa per simili quadri, in Francia specialmente vanno forte i ritratti con cocomeri lunghi di provenienza americana. Andreina si iscrive ad un corso di pittura tenuto dal famoso Gustav Flaubert, a cui si deve il maestoso quadro le cocomeron jaune esposto al Louvre, oltre che la ritintura del garage di Napoleone. Andreina segue con profitto le lezioni, anche se molto faticose. Infatti in Francia è illegale usare i pennelli con i peli di cinghiale, si può adoperare solo il cinghiale. Si prende l'animale, lo si immerge nel colore e lo si strofina sulla tela.

Non è facile tenere in braccio una bestia dal peso minimo 80 kg, e molti degli iscritti schiantano a terra stremati dalla fatica. Il professor Gustav Flaubert li denigra, ridendo della loro debolezza. Per produrre bellezza bisogna saper soffrire afferma convinto, tirando loro calci negli stinchi e sputandogli addosso i semini dell'anguria. Alcuni degli iscritti chiedono indietro i soldi del corso, ma Flaubert li ha sperperati tutti comprandosi dei meravigliosi calzettoni alla zuava, una piccola mongolfieira e dei racchettoni da neve.

La giovane Andreina, praticando da anni la specialità atletica del lancio del peso, non soffre particolarmente a tenere un cinghiale in braccio. Spesso, per tenersi in allenamento, lancia uno degli animali a parecchi metri di distanza. Ciò nonostante essa è solidale con i suoi compagni, e decide di organizzare una riunione segreta per discutere il da farsi.

La fredda sera del 20 dicembre, mentre una tormenta di neve infuria su tutta Parigi, i superstiti del corso si ritrovano a casa di Andreina. Sono in dodici. Andreina, sgomenta, si rende conto di non avere pattine per tutti. Per fortuna, uno dei partecipanti della riunione è il fornitore ufficiale di pattine del Louvre, e si muove sempre col vasto campionario. Pattine per tutti. Risolto il problema, Andreina chiede la parola:

“Amici! Compagni! Questa è una situazione insostenibile. Non possiamo continuare a dipingere a queste condizioni. Dobbiamo costringere il governo a rendere legale l’utilizzo del pennello con i peli del cinghiale, il futuro si muove in quella direzione!”

Applausi. Si leva una voce di dissenso:

“Non acconsentiranno mai, le lobby dietro il mercato dei cinghiali sono potentissime, anzi ho saputo che vogliono spingere il governo a portare il peso minimo del cinghiale da 80 kg a 120!” Fischi convinti.

“E’ una follia, in questo modo non potremmo curare le rifiniture, come potremmo mai rendere reali i semini dell'anguria? E le innumerevoli e meravigliose sfumature della scorza? Come faremo? E poi, i cinghiali sono animali con poca pazienza, si rompono i coglioni si spaventano ed emettono rumori molesti! Soccomberemo! Dobbiamo ribellarci!” Applausi convinti.

Chiede la parola un sindacalista. Brusio in sala

“Forse potremmo trovare un compromesso. In alternativa si potrebbe infilare un bastone in culo ai cinghiali, sarebbe più facile usarli!”

La proposta è respinta unanimemente. Tutti sanno che questo provocherebbe una reazione degli animalisti per non dire dei cinghiali che fuggirebbero oltre confine provocando un incidente internazionale con conseguente crollo in borsa e licenziamento in tronco di due

milioni di lavoratori nel settore delle grucce per abiti, costringendo tutti ad andare in giro con le giacche spiegazzate.

E’ quasi mezzanotte, si decide di aggiornare la riunione e preparare una grigliata, ma proprio quando stanno per salare la carne irrompe la polizia, che arresta Andreina, unica a non nascondersi nel bagno delle donne, con l’accusa di istigazione alla rivolta. e sequestra tutte le costate, lasciando però i salatini.

In questura Andreina si rifiuta di collaborare non confessando i nomi dei suoi complici, anche se ammette che tutti portano il 42 di scarpa. Dopo parecchi giorni è rilasciata, con l’obbligo di presentarsi al comando di polizia ogni mercoledì e lavare tutti gli asciugamani della centrale.

La donna torna a casa infuriata, sa che qualcuno ha tradito. Sospetta di Gustave Flaubert e decide di affrontarlo. Irrompe nel suo studio senza bussare trovandolo in atteggiamento inequivocabile con un cinghiale maremmano dal peso approssimativo di 190 chili. Gustave cerca di negare, provando a nascondere l'animale sotto un tappetino, ma tutto è inutile e alla fine egli confessa in lacrime:

“Si, Andreina, ho chiamato io la polis. Non voglio che i cinghiali vengano tosati, io li amo così, selvaggi e liberi! ” Quindi Gustav, indicando l'animale al suo fianco dice:

“io amo questo cinghiale!”

L'animale si avvicina timidamente ad Andreina e allungandogli una zampa, si presenta:

“Piacere, Carlo”

Andreina, che è una donna a cui piacciono gli uomini villosi, e anche un po' strabici, capisce il loro folle sentimento e li perdona stringendoli forte, quindi esce dallo studio del pittore.

E' una sera fredda, fiocchi di neve scendono densi sulla strada. Andreina guarda verso il cielo grigio e poi si domanda:

Ma questo racconto, era proprio necessario

?

 
 
 

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